Una sostanza inaspettata è stata trovata nei venti del buco nero

Una sostanza inaspettata è stata trovata nei venti del buco nero

La presenza di un numero enorme di molecole nei venti dei buchi neri supermassicci ha lasciato perplessi gli scienziati. Le molecole si trovano nelle parti più fredde dello spazio ei buchi neri sono considerati i fenomeni più energetici. Quindi trovare molecole nei venti di un buco nero è come trovare un pezzo di ghiaccio in una fornace bollente.

I ricercatori per molto tempo non sono riusciti a capire come qualcosa possa sopravvivere al calore dei deflussi di energia. Tuttavia, la nuova teoria ritiene che non si tratti di sopravvivenza. Questa è una molecola completamente nuova, nata nei venti con caratteristiche eccezionali, che consente loro di adattarsi e svilupparsi in un ambiente ostile.

Questa idea appartiene a Alexander Riching, che ha creato un codice informatico, dove per la prima volta sono stati simulati i processi chimici dettagliati effettuati nel gas interstellare. Quando il vento di un buco nero soffia gas dalla galassia ospite, si riscalda e distrugge tutte le molecole. Le simulazioni di chimica molecolare nel vento del buco nero hanno dimostrato che il gas ritardato può alla fine raffreddarsi e creare nuove molecole. La teoria risponde alle domande sollevate dalle prime recensioni dell'Osservatorio di Herschel e del Massiccio dell'ALMA (Cile). Nel 2015, i ricercatori hanno confermato la presenza di deflussi di energia dai buchi neri supermassicci osservati nei centri galattici. Questi deflussi distruggono tutto sul loro percorso, estrudendo materiale per la nascita stellare. Si ritiene che questi venti siano responsabili della presenza di galassie ellittiche rosse e morte, dove non appaiono nuove stelle.

Nel 2017, ha osservato il rapido movimento di nuove stelle che appaiono nei venti. In precedenza, questo fenomeno era considerato impossibile a causa dell'estrema situazione dei deflussi. Nuove stelle vengono create dal gas molecolare, quindi la teoria è ben sovrapposta alla situazione.

Questa è la prima volta che il processo di formazione delle molecole ha funzionato in dettaglio e fornito una spiegazione convincente per la loro presenza nei venti dei buchi neri supermassicci. Le molecole così formate sono più luminose e più calde nei raggi infrarossi. La teoria sarà finalmente in grado di verificare con il lancio del telescopio di James Webb nel 2019.

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