Perché SETI non ha ancora scoperto la vita extraterrestre?

Perché SETI non ha ancora scoperto la vita extraterrestre?

Perché gli scienziati non sono ancora in grado di trovare prove di vita su altri pianeti oltre alla Terra? Tre astrofisici hanno deciso di riconsiderare la questione, dopo aver studiato attentamente l'analogia con "l'ago in un pagliaio". La loro analisi ha incluso la creazione di un modello per stimare la quantità di lavoro svolto nel quadro della ricerca di vita extraterrestre (SETI) rispetto a quanto rimane da fare.

Se non sei un astronauta o uno scienziato, sembrerebbe che il genere umano abbia fatto un ottimo lavoro nel trovare segni di vita in altri mondi. Tuttavia, la verità è completamente opposta. Nel 2010, il famoso scienziato e astronomo Jill Tarter ha proposto un interessante confronto per trovare la vita aliena: è come esplorare un bicchiere d'acqua, ma ignorare tutte le distese dell'oceano. Per risolvere questo problema, gli scienziati hanno creato un modello che dovrebbe migliorare il processo di ricerca. L'analisi utilizza dati come il numero di ricerche eseguite e la quantità di spazio occupato, confrontando le stime della dimensione e della complessità delle galassie e dell'intero universo. In questo documento, gli scienziati si sono concentrati su metodi di ricerca più tradizionali: telescopi e altre attrezzature moderne per studiare i segnali provenienti dalla Terra da altri luoghi. Questo ovviamente esclude la possibilità della presenza di alieni sulla Terra o UFO. Si scopre che l'analogia di Tarter è vicina alla realtà, sebbene la dimensione del vetro possa ora essere estesa a un pool standard. Oppure immagina di stare cercando un ago in un pagliaio, anche se ne è sparpagliato un intero gruppo. Gli scienziati raccomandano di non arrabbiarsi e continuare a cercare, perché è sufficiente trovare almeno una forma aliena per avanzare in ulteriori ricerche.

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